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Il Popone era nell’orto

Il popone, anche nell’agriturismo Magnaboschi, si trapianta in questa stagione.

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Scusate, il melone. Per noi, qui in Maremma è come dire la stessa cosa. Ma nel tempo, abbiamo fatto esperienza, grazie ai nostri ospiti, provenienti dal mondo che esiste al di fuori della Toscana, che ci sono parole che noi diamo per scontate ma che appartengono solo al nostro dialetto. Colpa del comune pensare che ci porta a considerarci la culla dell’italiano. Ecco cosa scrive il vocabolario Treccani on line a tal proposito:

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Popone è anche un aggettivo con cui si definiscono dalle nostre parti persone un po’ imbranate, buone a nulla. Considerata la bontà del popone-melone, viene da chiedersi il perché.

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Il nome latino è cucumis melo, è un’angiosperma e fa parte della famiglia delle Cucurbitacee. Il trapianto viene fatto tra aprile e maggio, mentre il raccolto inizia nel mese di giugno e dura fino ai mesi di luglio e agosto.

Ne L’arte di mangiare bene, Pellegrino Artusi proponeva come antipasto:

Popone col prosciutto e vino generoso perché giusta il proverbio:

Quando sole est in leone Pone muliem in cantone Bibe vinum cum sifone.

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Il melone è un integratore naturale che contiene fosforo, calcio, magnesio e potassio. È ricco di proprietà utili per tutti: è rinfrescante, diuretico e depurativo. Si dice che una sola fetta basti per riattivare l’intestino pigro.

Letterariamente parlando, il nostro amico scrittore, viaggiatore e grande mangiatore Alexandre Dumas aveva un debole per i meloni di Cavaillon, cittadina a sud est di Avignone. Così, racconta ne Il grande dizionario della cucina:

Un giorno ricevetti una lettera dal Consiglio municipale di Cavaillon, il quale mi diceva che, dovendo istruire una biblioteca e desiderando comporla dei migliori libri che avrebbe potuto procurarsi, mi pregava di spedirgli due o tre dei miei romanzi, quelli che a mio giudizio ritenevo i migliori. […] Scrissi al Municipio di Cavaillon che non era compito di un autore giudicare la qualità dei suoi libri; trovavo i miei libri buoni, ma i meloni di Cavaillon eccellenti. Di conseguenza, avrei inviato alla città di Cavaillon la collezione completa delle mie opere, cioè quattro o cinquecento volumi, se il Consiglio municipale mi avesse accordato una rendita vitalizia di dodici meloni verdi. Il Consiglio municipale di Cavaillon, devo dire, mi rispose subito, dicendo di aver accettato all’unanimità la mia richiesta, e che mi trovavo così ad avere una rendita vitalizia, la sola, probabilmente, che avrei mai avuto.

Sempre Alexandre Dumas scrive che “per rendere il melone digeribile, bisogna mangiarlo con pepe e sale, e berci sopra un mezzo bicchiere di Madera, o meglio di Marsala”.

A questo punto, bisogna solo aspettare, popone o melone, nell’agriturismo in Maremma, prima o poi, maturerà.

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