Bella la vista dal nostro Agriturismo in Maremma, vero? Lo sguardo, da qui, è aperto, libero di spaziare dall’orizzonte delle colline dell’Uccellina, alle case dei poderi vicini, alle sagome degli alberi di eucalipto piantati durante la bonifica come frangivento e per impedire il ristagno d’acqua lungo i nostri canali. Ma ciò che più di tutto rende felici gli occhi è l’eleganza morbida della pianura di grano che cresce silenziosa e vellutata dalla nostra terra. Causa di tanto piacere è un tipo di grano speciale, che si chiama Senatore Cappelli o Cappelli. È un cultivar cioè, per chi non mastica di agricoltura, una razza, una varietà di grano duro, ottenuta attraverso incroci da Nazareno Strampelli, nei primi anni del ‘900, presso il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia. Strampelli era stato incaricato dal regime mussoliniano che voleva realizzare l’autarchia, di selezionare un grano che avesse una buona adattabilità, che fosse nutriente e energetico.
Rilasciata nel 1915, la nuova varietà di frumento fu dedicata al marchese abruzzese Raffaele Cappelli, protagonista della riforma agraria dei primi del Novecento, senatore del Regno d’Italia, che aveva avviato le trasformazioni agrarie in Puglia e aveva sostenuto lo Strampelli nella sua attività, mettendogli a disposizione campi sperimentali, laboratori ed altre risorse. Il frumento Cappelli ebbe un grande successo grazie alla sua adattabilità, rusticità e alla qualità della sua semola. Dagli anni ’20 agli anni ’50, circa il 60% della superficie nazionale era coltivata a grano duro Cappelli, che presto si diffuse anche in altri paesi del Mediterraneo. Nonostante la sua relativa modernità, oggi è considerata una varietà pregiata perché non ha subito alterazioni attraverso le moderne tecniche di manipolazione genetica. Gli esperti gli attribuiscono una elevata tollerabilità ma non per questo può essere consumato da chi soffre di celiachia. Oggi, la nostra coltivazione di grano di varietà derivata da quella del senator Cappelli è bella ma una volta mietuta e macinata, sarà anche buona. La farina sarà usata per produrre pasta di qualità, come la Pasta dei Coltivatori Toscani. Una pasta “pensata per persone attente a certi valori”, italiana, che valorizza la filiera corta e il lavoro degli agricoltori toscani “impegnati da sempre a trarre il meglio da un territorio bellissimo e impegnativo”.E la pasta Ghigi, un marchio storico dell’industria alimentare italiana, che oggi rivive grazie all’impegno del Consorzio Agrario di Forlì-Cesena-Rimini e del Consorzio Agrario della Maremma Toscana.
Un grano bello e buono il nostro, insomma, che riempirà lo sguardo e vi renderà felici, nel nostro agriturismo in Maremma.]]>